BOOM DELLE DIMISSIONI VOLONTARIE GIOVANILI
Nell’ultimo anno si è iniziato a registrare un fenomeno totalmente inatteso per il mercato del lavoro il “Boom delle dimissioni Volontarie”.
Le prime avvisaglie arrivarono nel primo semestre del 2021 dagli Stati Uniti. Negli Stati Uniti è stata chiamata \”The Great Resignation\” l\’ondata di dimissioni dal lavoro che ha portato milioni di cittadini a cambiare lavoro o a vivere altrove. Nel luglio 2021 4 milioni di americani hanno deciso di dimettersi dal proprio lavoro, in particolare i dipendenti di livello medio tra i 30 e i 45 anni.
Una situazione molto simile al fenomeno degli States la possiamo ritrovare nel mercato del lavoro italiano. Secondo i dati riportati dal Ministero del Lavoro solo nel secondo trimestre (Aprile-Giugno) 2021 si sono registrate 484mila dimissioni, di cui 292mila uomini e 192mila donne. Le statistiche segnalano un +37% rapportato al primo trimestre 2021 e un +85% rapportato al secondo trimestre del 2020. Tra Aprile e Giugno quindi 1 posizione lavorativa su 5 si è chiusa con le dimissioni del dipendente. Mentre facendo una valutazione del terzo trimestre 2021 sono circa 524mila le dimissioni volontarie in particolare relative a rapporti di lavoro a tempo determinato e indeterminato.
I settori maggiormente colpiti sono soprattutto informatica e digitale (32%), produzione (28%) e marketing e commerciale (27%). Mentre dal punto di vista dell’anzianità contrattuale il 75% delle dimissioni volontarie riguardano la fascia da 1 a 5 anni di anzianità. Un dato rilevante è che il maggiore incremento di dimissioni si è verificato in quella fascia di popolazione che ha almeno un titolo di studio universitario.
Il dato più significativo di questa ricerca è che lasciano volontariamente il lavoro soprattutto i giovani fra i 26 e i 35 anni, che rappresentano il 70%, seguiti dalla fascia fino ai 45 anni di età. Aggiungiamo inoltre che il 79% di questi proviene dalle regioni del Nord Italia.
Ma da cosa dipende questo trend di dimissioni tra i lavoratori più giovani?
Possiamo certamente affermare che questo trend non dipende dai piani di incentivazione all’uscita delle imprese, inquanto il boom di dimissioni ha colto di sorpresa il 75% delle aziende. Dobbiamo quindi ricercare le motivazioni in un’analisi più accurata degli eventi.
Uno studio effettuato dall’Aidp (Associazione Italiana Direzione Personale) identifica quattro principali cause:
- La ripresa del mercato del lavoro
- La ricerca di condizioni economiche più favorevoli in altre aziende
- L\’aspirazione a un maggiore equilibrio tra vita privata e professionale
- La ricerca di migliori opportunità di carriera
La stessa analisi riporta anche i dati relativi ai lavoratori più giovani che mostrano come motori del cambiamento due fattori cruciali: il 25% si identifica nella voglia di un nuovo senso di vita, mentre il 20% ha imputato come motore del cambiamento un clima di lavoro negativo.
Le motivazioni sopra riportate sono approfondite da una serie di analisi che cercano di tenere in considerazione vari aspetti delle dinamiche scaturite negli ultimi anni.
Iniziamo l’analisi da una riflessione di Claudio Barberis (consulente di personal branding): “Queste grandi dimissioni sono un fenomeno sistemico che è esploso oggi, ma era in preparazione già da diversi anni: il mondo del lavoro per come è stato tradizionalmente inteso e organizzato non risponde più alle necessità e ai desideri dei lavoratori attuali, soprattutto i più giovani. Fino a qualche anno fa si decideva di cedere sulla soddisfazione personale a favore della sicurezza: ora che anche quest’ultima non è più garantita, vale davvero la pena non provare a realizzarsi?”.
Perfettamente in linea con questa riflessione è la diffusione sempre più generalizzata della sindrome di \’Burnout\’, spesso legata all’ambiente lavorativo, definita come “stato di esaurimento sul piano emotivo, fisico e mentale spesso causato da situazioni stressanti alle quali il corpo non ha più modo di far fronte”. La situazione sempre più indirizzata verso un punto di rottura, è stata incrementata esponenzialmente dal lockdown imposto dal Covid-19. Le persone si sono interrogate rispetto al senso del proprio lavoro e della propria vita. Questa analisi, per tanti lavoratori, ha fatto ristabilire la gerarchia delle priorità, portando alla conclusione che la loro vita fosse insoddisfacente e portando di conseguenza alla voglia cambiamento.
Il trend di dimissioni mostra che il benessere psicofisico sull’ambiente di lavoro e la qualità della vita hanno acquistato un posto predominante nelle scelte dei lavoratori. Stiamo assistendo ad un cambio evidente di mentalità, che induce molti ad abbandonare il lavoro in cambio di maggiore soddisfazione dal punto di vista umano e un maggiore equilibrio tra vita privata e lavoro. I giovani non si accontentano più del primo lavoro che capita, cercano un contesto che possa essere accogliente, anche dal punto di vista etico, della sostenibilità e della responsabilità sociale. I Millennials e la Gen Z sono i primi ad avere dato vita a questo cambio di mentalità, per questo le aziende devono adeguarsi al nuovo mercato non solo per attrarre i giovani talenti, ma anche per trattenerli. Le nuove generazioni non sono più disposte a sottostare a condizioni di un mercato del lavoro rivolto solo alla produttività. Attualmente per molti la scelta migliore risulta ricominciare da capo, infatti il 2021 è stato l’anno in cui ci sono state più ricerche per ‘come avviare un’azienda’ rispetto alle ricerche per trovare lavoro.
Tutto questo è racchiuso nel commento della presidentessa nazionale dell\’Aidp Matilde Marandola “ Il rispetto dei valori individuali, la qualità delle relazioni, il benessere sul posto di lavoro e una serie di aspetti aderenti alla propria motivazione e alle proprie aspirazioni sono diventati non solo importanti ma addirittura indispensabili”.
La ricerca del senso di soddisfazione e realizzazione personale è racchiusa in un dato che non può essere tralasciato. Una lettera di dimissioni su 4 (25%) è dettata dalla volontà di dare nuovo senso alla vita. “You Only Live Once” è infatti il valore portante del movimento esploso negli ultimi anni, a tal punto che è stato riconosciuto come un vero e proprio movimento economico “YOLO Economy”. Una filosofia nata una decina di anni fa a New York che si fonda sulla scelta volontaria di cambiamento, il desiderio di rischiare per ampliare i propri orizzonti e costruire un futuro migliore, alla portata delle proprie necessità e desideri. Sono proprio i millennials e la Gen Z gli attori principali del movimento, che come riportano i dati statistici, trovano poco soddisfacente lavorare con l’unico scopo di accrescere i profitti e sono alla ricerca di esperienze a cui dare valore, che li arricchiscano anche a livello umano.
Non è un dato casuale che il numero di Startup avviate negli ultimi anni, soprattutto nel periodo del Covid-19, sia aumentato esponenzialmente. Il valore dato alle proprie idee, alla persona, alla qualità della vita e al tempo ha spinto sempre più giovani a investire su se stessi.
Lo scenario del mercato del lavoro sta cambiando, le aziende sono obbligate ad interfacciarsi con una nuova forza lavoro slegata dal concetto classico di professione. La priorità non sono più soldi e carriera ma uno stile di lavoro flessibile in cui poter lavorare da casa, in viaggio e gestire in autonomia i propri orari di lavoro coniugandoli con gli impegni di vita.
Tornado ai numeri, c’è un indice che riassume questo trend chiamato ‘quit rate’, tasso di dimissioni rispetto agli occupati. Negli Stati Uniti, territorio da cui parte il movimento, si aggira negli ultimi mesi del 2021 intorno al +2.9% mentre in Italia al +2.1%. Il dato deve essere affiancato alla valutazione della riallocazione dei lavoratori che conferma la volontà dei lavoratori di riposizionarsi nel mercato del lavoro, infatti il 62% degli under 50 viene ricollocato nei mesi subito successivi alle dimissioni volontarie.
Sono state fatte varie ipotesi rispetto al fenomeno del boom delle dimissioni volontarie, ma viene condivisa una conclusione comune: la riattivazione delle dinamiche del mercato del lavoro indica un\’economia in salute e rappresenta un fattore di miglioramento di un sistema economico sempre più orientato alla soddisfazione personale.